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Makoko (o di una lacuna africana)

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Perché scrivo di te, chiuso nel mio guscio

in similpelle? In un perimetro murato, detto

per casa, l’anima è stabile, seduta stante. 

Una finestra fa risiedere il mondo qui dentro.

Sullo schermo una piroga àncora tra palafitte 

curve: ma come cazzo si ergono dall’acqua?

È Makoko. MA-KO-KO, nemmeno so dove

va l’accento, se su pene o su malarie.

Incerta e ignorata, come il numero angelico

dei canali televisivi documentati a più riprese.

Ne so poco, anzi: meno di te. Soprattutto qui, 

i pali in sesto sono retti, dai ritti marci,

e forniscono l’habitat ai molluschi

- questi che vivono a frotte, presi alla gola, 

come morti alle volte. Come sgombri

richiesti all’acqua perchè la terra non basta. 

Le conchiglie non risiedono per scherno

tra le suppellettili del deserto che fuggono, 

impietrite sul tronco cavilloso delle dune. 

Finanche la carne si scaglia ai pesci 

e affonda nella lacuna la corrente e la spina. 

Lacuna, o laguna. Umana, o naturale. 

Affare, o sciagura. «Qui si trova di tutto. 

Tranne una sepoltura.» L’acqua è una tomba

paradossale che tiene in vita i galleggianti.

Una pesca miracolosa della malora.

Ho letto di sardine spinate di fresco e andate 

in fumo, dal loro punto di vista salubre. 

All’ora dei coloni il gin tonic nasceva qui 

ma qui non si porta l’aperitivo. Quindi

è necessario che scriva, perché si veda 

nel lacero-contuso blu la miriade di rifiuti 

buttati ai pesci.

 

 cristina bizzarri - 12/09/2020 09:33:00 [ leggi altri commenti di cristina bizzarri » ]

Dire così di questo non luogo è il modo - e la forma - adeguato per illuminare chi legge, spronarne tutta l’ironia e la compassione. Insomma, mobilitarne la mente e la consapevolezza. Un sentire umano e civile sotto una metamorfosi linguistica viva e mai museale, forse per pochi - per quelli che (nel mio caso un dono che ricevo) anche solo per pochi istanti si affacciano da finestre illusorie.

 francesca espositi - 09/09/2020 14:04:00 [ leggi altri commenti di francesca espositi » ]

mi sono venuti in mente Sankara, Toussaint Louverture e tanti altri. Parli di un dolore e di una sopraffazione in atto da secoli e io non voglio certo attenuare tutto ciò con dei complimenti fatui per lo stile del tuo scritto. Voglio solo abbracciarti e dichiararmi dalla tua parte, per quanto può servire.

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